La differenza tra biodegradabile, compostabile e riciclabile
10 Agosto 2020
In tutto il mondo cresce sempre più la tendenza a incentivare l'utilizzo di materiali recuperabili attraverso normative, linee guida e iniziative di sensibilizzazione dei consumatori sulle conseguenze delle proprie abitudini sull'ambiente e sulla salute collettiva.
Uno degli obiettivi principali di queste campagne istituzionali è informare adeguatamente cittadini ed operatori sulle caratteristiche ecologiche dei nuovi materiali, a fronte di una comunicazione di massa ancora ambigua e imprecisa.
La tendenza del mercato delle materie plastiche
Fino a pochi anni fa, la grande maggioranza degli imballaggi, contenitori e altri oggetti di plastica, erano fatti di materiali non riciclabili, e venivano smaltiti in maniera indifferenziata. Oggi invece, il mercato aderisce sempre più ad un modello di economia circolare, con una richiesta sempre maggiore di prodotti ecologici, sicuri e vantaggiosi per l’ambiente, la salute e l'economia.
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Infatti, secondo una recente statistica, in Europa nel 2019 sono state prodotte 2,11 milioni di tonnellate di bioplastiche, che saliranno a 2,43 milioni nel 2024. Si tratta di un trend in forte crescita che mostra chiaramente la tendenza del mercato nel futuro.
Fonte: European Bioplastics
La differenza tra biodegradabile e compostabile
Nelle strategie del mercato degli imballaggi e degli articoli destinati al contatto con gli alimenti, hanno una notevole importanza I requisiti di biodegradabilità e compostabilità, ma le diciture spesso sono equivoche e possono creare confusione.
Per porre rimedio a queste incertezze, la norma UNI EN 13432 definisce alcuni criteri specifici per definire un materiale biodegradabile o compostabile.
Biodegradabilità
Un rifiuto è biodegradabile quando è costituito da materiali che si decompongono grazie all’azione di microrganismi. La degradazione può avvenire in due diverse condizioni:
- Aerobica, cioè in presenza di ossigeno: la sostanza prodotta è utilizzabile come fertilizzante o substrato in agricoltura e nel florovivaismo;
- Anaerobica, cioè in assenza di ossigeno: la sostanza prodotta, oltre che in agricoltura, può essere usata come combustibile gassoso.
Compostabilità
Secondo la norma UNI EN 13432 , un materiale è compostabile se risulta:
- biodegradabile,
- disintegrabile, cioè costituito da frammenti di dimensioni inferiori a 2 mm,
- libero da sostanze eco-tossiche,
- povero di metalli pesanti e composti fluorurati,
- con valori di pH, azoto, fosforo, magnesio e potassio al di sotto dei limiti stabiliti.
Quindi un rifiuto, per essere definito compostabile deve essere inevitabilmente biodegradabile. Al contrario, un materiale biodegradabile non è necessariamente compostabile perché, per esempio, potrebbe non disintegrarsi a sufficienza durante un ciclo di compostaggio.
La riciclabilità: il gradino più alto della sostenibilità
Un rifiuto è considerato riciclabile quando, dopo le opportune lavorazioni, può essere riutilizzato in altro modo, come per esempio, le lattine, la carta o il polietilene.
In particolare, per quanto riguarda la riciclabilità delle materie plastiche:
Il termine riciclabile viene costantemente utilizzato per definire materiali e prodotti senza che vi sia un riferimento definito e condiviso. Ma la riciclabilità di un prodotto va oltre l’essere tecnicamente riciclabile: i consumatori devono poter accedere a un sistema di raccolta e riciclo, un riciclatore deve essere in grado di trattare il materiale e occorre un mercato finale per i materiali rigenerati
Steve Alexander, Presidente di The Association of Plastic Recyclers
Leggi anche: Utilizzi e vantaggi del polietilene
Le materie plastiche riciclabili come il polietilene sono quelle maggiormente sostenibili per l’ambiente, la salute e l'economia. Il loro ciclo di produzione, utilizzo e rigenerazione rappresenta un importante passo avanti verso un sistema produttivo, sociale e umano realmente circolare.